Quest’anno, in occasione della Settimana Nazionale della Dislessia (7-13 ottobre), l’Associazione Italiana Dislessia (AID) organizzerà il suo XVIII Congresso Nazionale con l’obiettivo di continuare a sensibilizzare sul tema dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Il focus di quest’anno sarà fare luce sulle concrete esperienze di vita delle persone con Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

Disturbi Specifici dell’Apprendimento: i miti da sfatare

In occasione di questa ricorrenza, come Centro che si occupa ormai da oltre dieci anni di Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ci proponiamo di sfatare falsi miti e credenze infondate che spesso ruotano attorno al mondo dei DSA alimentando pregiudizi e disinformazione.

“Le persone con DSA sono meno intelligenti”

Accade spesso che avere difficoltà di apprendimento sia associato a bassa intelligenza e scarsa capacità di ragionamento. Falso!

Al contrario, i disturbi specifici dell’apprendimento sono definiti tali in quanto intaccano specificamente le aree relative a determinate capacità scolastiche senza una compromissione del funzionamento intellettivo globale. Un bambino con una diagnosi DSA è di conseguenza un bambino con intelligenza pari o superiore alla norma.

La dislessia e gli altri DSA possono essere considerati delle neurodiversità. Alcuni studi suggeriscono anzi che, grazie alla cosiddetta plasticità cerebrale (capacità del cervello di compensare i deficit in specifiche aree), le persone con DSA potrebbero sviluppare risorse e potenzialità alternative (ad esempio, una memoria visiva particolarmente sviluppata).

“Gli studenti con DSA sono per natura pigri e svogliati”

Un luogo comune diffuso è che bambini e ragazzi con DSA tendono ad essere più pigri e svogliati. Falso!

Il Disturbo specifico dell’apprendimento ha origine da fattori neurobiologici e non deriva da scarso impegno o applicazione nello studio. Troppe volte viene ripetuto a questi ragazzi di “leggere di più”, “studiare di più”. Con costanza e impegno si possono certamente ottenere buoni risultati, non si può tuttavia pensare di “sconfiggere” o superare definitamente la difficoltà.

I DSA sono neuro-diversità che, sebbene possano cambiare nel tempo, permangono nel corso della vita della persona. Se è vero che i ragazzi con DSA appaiono maggiormente demotivati questo rappresenta molte volte una conseguenza delle numerose esperienze di insuccesso scolastico cui sono esposti.

“Uno studente con DSA dovrebbe scegliere scuole più facili”

Non è una decisione fondata quella di limitare le scelte scolastiche o professionali di un ragazzo in base alla sua diagnosi di DSA.

È vero che studenti con difficoltà di apprendimento possono incontrare maggiori ostacoli nel loro percorso accademico; è vero però anche che grazie all’acquisizione di un buon metodo di studio e alla possibilità di disporre di strumenti compensativi e dispensativi possono imparare a limitare l’impatto della difficoltà di apprendimento.

Infine, assecondare i desideri e le inclinazioni dei ragazzi nella scelta di quello che sarà il loro futuro aumenterà la motivazione e la perseveranza nel perseguire i loro obiettivi.

“I casi di DSA sono diventati troppi”

Una credenza diffusa ritiene che i casi di Disturbo Specifici dell’Apprendimento siano aumentati esponenzialmente rispetto al passato. A tal proposito è doveroso fare una precisazione.

Una volta le difficoltà scolastiche erano molto spesso ricondotte a fattori più diversi come scarso impegno, scarsa intelligenza, cattivo metodo di insegnamento. Raramente veniva presa in considerazione l’ipotesi che dietro queste difficoltà potessero esserci fattori oggettivi innati inerenti al funzionamento dello studente.

Oggi, per fortuna, con l’aumento dell’attenzione e della consapevolezza sul tema DSA, assistiamo ad una maggiore capacità di individuare e diagnosticare i Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

“Gli strumenti compensativi pongono i ragazzi con DSA in una condizione di vantaggio”

È un pensiero diffuso quello che gli strumenti compensativi e dispensativi forniti agli studenti con DSA possano in qualche modo avvantaggiarli nell’esecuzione di compiti, prove ed esami.

Nel contesto scolastico, in particolare, accade che alcuni docenti rifiutino di consentirne l’utilizzo. Anche i compagni di classe di studenti con DSA possono esprimere critiche e disapprovazione per il fatto che siano consentite “certe disparità” nei metodi di insegnamento e valutazione. Tutto ciò innesca spesso un meccanismo per cui è lo stesso studente con DSA a rifiutare l’utilizzo di tali strumenti.

Ci preme allora fare chiarezza e spiegare cosa siano e a cosa servano le misure previste dalla legge 170/2020. Secondo la definizione, questi strumenti “sostituiscono o facilitano la prestazione nell’abilità deficitaria” garantendo l’autonomia dello studente con DSA nel processo di apprendimento.

In pratica, queste misure consentono di costruire un percorso di apprendimento personalizzato sulla base delle caratteristiche specifiche della persona e lo pongono nelle stesse condizioni di partenza rispetto a chi non ha le stesse difficoltà.

Per concludere, siamo consapevoli che sensibilizzare e fare informazione sia il primo passo per aumentare la consapevolezza sul tema DSA in modo da garantire realmente i diritti all’inclusione e alle pari opportunità.

Buona settimana della dislessia!

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